Nei mesi scorsi il colosso del Vacation Rental, Airbnb, aveva presentato un ricorso al Tar del Lazio per opporsi all’obbligo di riscossione della cedolare secca, previsto dalla normativa per gli affitti brevi introdotta dal governo nel 2017.
La legge in questione non è una novità in termini assoluti, in quanto i contratti di locazione per affitti brevi stipulati tra privati sono normalmente soggetti al versamento di imposte, fermo restando che sotto i 30 giorni non è previsto l’obbligo di registrazione presso l’Agenzia delle Entrate.
L’elemento nuovo riguarda i contratti di locazione per affitti brevi in cui siano coinvolte terze parti o intermediari (piattaforme online, agenzie immobiliari e così via).
Il ricorso è stato rigettato dal Tribunale proprio in questi giorni ed è stato sottolineato, inoltre, che il ritardo nell’applicazione del regolamento, dovuto all’iniziativa legale intrapresa da Airbnb, ha rappresentato una perdita di circa 250 milioni di euro di mancate entrate al Fisco italiano.
Cosa significa e chi si applica
Nel concreto, Airbnb è ora tenuta a trattenere direttamente, al momento del pagamento di ciascuna prenotazione, il 21% delle tasse dai compensi destinati ai proprietari delle case vacanze o delle singole stanze, per poi versarli altrettanto direttamente all’Agenzia delle Entrate e, in qualità di sostituti d’imposta, rilasciare ai proprietari la certificazione unica. Non solo, è altresì tenuta a comunicare all’Agenzia dell’Entrate le generalità dei proprietari, i loro redditi e tutti i dati dei contratti d’affitto, proprio come avviene generalmente per i contratti di locazione per soggiorni inferiori a 30 giorni.
Tuttavia, il nuovo provvedimento non riguarda solo Airbnb, bensì tutte le realtà che fungono da intermediari per l’affitto di un’immobile adibito a casa vacanze: Expedia, Tripadvisor, HomeAway, ecc…E allo stesso modo riguarderà anche gli intermediari “offline”, vale a dire le agenzie immobiliari.
Cosa cambia per i proprietari
Per comprendere appieno la reazione del mercato delle case vacanze a questa sentenza, bisognerà attendere la sua effettiva messa in marcia.
Un dato è certo: il guadagno netto dei proprietari subirà inevitabilmente una riduzione, mentre, in teoria, per gli ospiti non cambierà nulla. Anche se c’è già chi prevede un aumento dei prezzi proprio da parte dei proprietari, al fine di preservare la media degli introiti.
Va sottolineato che, la volontà di estendere l’obbligo di pagamento della cedolare secca trova fondamento nella lotta all’evasione fiscale che lo Stato si impegna a combattere.
Siamo certi che tu sia un host e proprietario onesto, ma sono stati in molti, negli anni, ad “approfittarsi” di questa lacuna normativa per poter generare dei guadagni extra sfuggendo al controllo del Fisco.
Come riportato dal Sole 24 Ore, le oltre 214.000 case vacanze presenti in Italia, hanno fatto registrare lo scorso anno 3,7 milioni di arrivi e il gettito stimato si aggira sui 139 milioni di euro. Considerando che nel 2017, degli oltre 80 milioni di euro attesi, nelle case pubbliche ne sono entrati solo 19, le previsioni non sono delle più ottimistiche.