Esperienze a Impatto Sociale: il turismo etico secondo Airbnb

<<Dopo aver ascoltato ospiti e host, abbiamo compreso che da entrambe le parti c’era la volontà di poter dare maggiori e diversi contributi alle comunità in cui vivono o soggiornano come ospiti>> -ha affermato in un’intervista Kim Rubey, capo di Airbnb Social Impact- <<Esiste tutto un universo di viaggiatori che vuole poter restituire o dare qualcosa alle organizzazioni locali>>.

Ebbene si, hai capito bene, in questo post parleremo di Airbnb per il sociale. Eri a conoscenza di questa veste della piattaforma? Non è una delle ultime novità a cui ci ha abituati il colosso statunitense, ma in Italia il programma è operativo solo dal mese di aprile del 2018.

Le Esperienze a Impatto Sociale

Il Programma delle Social Impact Experiences (Esperienze a Impatto Sociale) è stato promosso da oltre 400 partners TechSoup in tutto il mondo, ed include attività portate avanti dalle organizzazioni senza scopo di lucro operanti sui diversi territori.

A novembre del 2016, il CEO dell’azienda Brian Chesky ha annunciato, nell’ambito della presentazione delle Esperienze Airbnb, la possibilità di scegliere un pacchetto che prevedesse attività a scopo benefico, oltre ai più conosciuti a tema sport, food & beverage, musica, eccetera. La finalità, nobile, è quella di mettere in contatto i viaggiatori con le associazioni di volontariato e le organizzazioni no profit delle zone che scelgono di visitare. Circa il 10% delle esperienze attualmente offerte, sono proprio quelle a Impatto Sociale, e sono gestite da organizzazioni no profit locali che raccolgono il 100% della commissione di Airbnb da ciascuna transazione. Ad oggi, grazie a questa possibilità, Airbnb è riuscita a raccogliere oltre $1.5 milioni.

Al momento, la maggior parte ha un prezzo che oscilla tra i 100€ e i 250€, di solito per diversi giorni di attività. A Los Angeles, ad esempio, è possibile seguire da vicino il recupero degli ex detenuti sostenendo, per $200 un’organizzazione che ne cura il reinserimento attraverso progetti musicali. A San Francisco, invece, è possibile servire pasti alla mensa dei poveri gestita dalla chiesa, o portare a passaggio cani anziani, aiutando così l’associazione che li prende in custodia, quasi sempre dalla strada, e si occupa delle loro cure.

A Nairobi, è possibile spendere $150 per stare fianco a fianco con i Masai e imparare i loro mestieri o le ricette della cucina keniana. I proventi vengono interamente devoluti ad un’associazione no profit per l’emancipazione femminile.

A Milano, l’associazione Il Balzo organizza aperitivi preparati da barman molto speciali! Mentre a Firenze la Fondazione Angeli del Bello si prende cura, assieme ai viaggiatori che optano per questa esperienza, di salvaguardare il verde e tutte le altre bellezze della città.

Attenzione a qualche insidia

Airbnb non è l’unica azienda a sfruttare l’idea di viaggiare per il mondo “facendo del bene”: spesso i portali di prenotazione, al momento di pagare la nostra prenotazione ci chiedono di donare un 10% dell’importo ad una determinata causa, e lo stesso accade con alcune compagnie aeree, sia al momento della prenotazione online che fisicamente durante il volo.

Ovviamente anche il migliore degli intenti potrebbe nascondere qualche insidia. Non è raro, infatti, che ci si possa imbattere in truffe o in organizzazioni che millantano progetti di beneficienza, ma che poi in realtà di benefico hanno ben poco. Inoltre, ogni cultura ha la sa specificità, e non è detto che una presunta buona azione in realtà lo sia. Pertanto, gli host dovranno fare molta attenzione al momento di scegliere a quale progetto aderire.

Dal canto suo Airbnb garantisce controlli incrociati e certificazioni: qualsiasi host che aspiri al programma di impatto sociale dovrà dimostrare che l’ente con cui intende collaborare sia un’organizzazione no profit registrata secondo le leggi del paese in cui opera e convalidata dal portale TechSoup.

Chi può partecipare?

Saranno idonei a fare da host di eventi per il sociale staff, membri del consiglio d’amministrazione, volontari e sostenitori di un ente no profit del luogo, purché abbiano un’esperienza effettiva riguardo alle attività dell’ente e siano in possesso dell’autorizzazione dello stesso.

Per poter aderire al programma sarà necessario creare un nuovo account apposito o utilizzare quello dell’organizzazione no profit con cui si intende partecipare e seguire la procedura.

Una nuova tendenza

Dopo quella dell’ecoturismo, all’insegna del rispetto e della salvaguardia ambientale, ecco sorgere una nuova tendenza che uno studio di Phocuswright e Tourism Cares aveva già identificato, in tempi non sospetti, come trend in crescita tra i viaggiatori. Lo studio osserva come una parte sempre maggiore di chi viaggia vuole conoscere a fondo le questioni locali dei territori visitati e fare qualcosa per aiutare le popolazioni o migliorare determinate situazioni. Inoltre, la finestra sul mondo aperta dai Social Media, soprattutto Instagram, non ha fatto che accrescere questa corrente, creando un nuovo target di viaggiatori da coinvolgere…che non è sfuggito ad Airbnb.

Per comprendere come l’Italia abbia accolto questa novità servirà ancora un po’ di tempo, così come non sarà facile determinare quanti dei circa 7 miliardi di dollari annui generati dal turismo nel vortice dell’economia mondiale abbiano una radice benefica. Per ora sappiamo, secondo alcune ricerche, che negli Stati Uniti “se non entri nel giro, andrai a perdere”: il 10% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver fatto Esperienze a Impatto Sociale, mentre il 22% le ha in programma.

E tu? Come proprietario di case vacanze hai mai pensato di promuovere attività di questo tipo? Magari in collaborazione con qualche organizzazione no profit di cui sei membro o volontario? Raccontaci la tua esperienza o facci sapere cosa ne pensi!

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