Che tasse bisogna pagare per affittare una casa vacanze? Se cerchi “tasse affitto casa vacanze” su Google, o anche “casa vacanze tasse da pagare” o semplicemente “casa vacanze tasse”, quello che viene fuori è una serie di informazioni sul fatto che anche i siti web o gli intermediari a cui ti appoggi per pubblicizzare la tua casa vacanze devono trattenere direttamente l’importo dell’imposta sulla locazione. E fin qui niente di nuovo.
Ma, al di là dell’imposta sulla locazione, vi è un’altra tassa di cui devi essere al corrente perché, anche se non la paghi tu direttamente, dovrai farla pagare ai tuoi ospiti e poi versarla al Comune nel quale si trova la tua struttura. Si tratta dell’“Imposta di soggiorno”, detta anche “tassa di soggiorno”. Vuoi sapere come funziona la tassa di soggiorno per gli affitti brevi? Se sei proprietario o gestore di una casa vacanze, un B&B o un affittacamere, è importante che tu conosca la regolamentazione municipale della tua località, e per questo ti consigliamo caldamente di recarti presso il tuo Comune e informarti, o vedere se vi sono informazioni sul sito del Comune.
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Da considerare nel novero delle tasse per affitto case vacanza, l’imposta o tassa di soggiorno è presente da anni anche in molti altri paesi stranieri. Da noi, è un’imposta che viene applicata agli ospiti “delle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte”.
Se ancora non sai come riscuoterla correttamente e versarla alle casse del Comune in cui è situata la tua struttura, leggi questo articolo, dove vedremo nello specifico di cosa si tratta e soprattutto quali sono gli obblighi per i proprietari al fine di non incorrere in sanzioni.
Prima di continuare a leggere, una domanda. Hai già scaricato i nostri modelli di ricevuta fiscale, non-fiscale e fattura? Ti saranno utilissimi anche per inserire l’importo della tassa di soggiorno applicata ai tuoi ospiti.
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Tasse per affitto casa vacanze
Partiamo dalle basi. Cos’è la tassa di soggiorno?
Con il termine tassa di soggiorno ci si riferisce all’imposta comunale, introdotta nella legislazione italiana dal Decreto legislativo n. 23/11, articolo 4 nell’ambito della riforma sul federalismo fiscale, che viene applicata ai viaggiatori che soggiornano nelle strutture ricettive per una o più notti.
Si tratta di un’imposta che comporta un obbligo sia per i viaggiatori che per i proprietari delle strutture ricettive: obbligo al pagamento da parte dei primi e alla corretta riscossione e successivo versamento allo Stato dei secondi.
Affitti brevi e casa vacanze tasse da pagare – La tassa di soggiorno
Dal 2017, inoltre, grazie a una modifica al Decreto Legislativo sopra citato, anche chi decide di affittare una proprietà attraverso intermediari come Booking.com o Airbnb è tenuto a far pagare la tassa di soggiorno.
L’imposta di soggiorno per affitti brevi vale, dunque, tanto per le case vacanza, come per i bed and breakfast, gli affittacamere e per affitti turistici in strutture non professionali, e riguarda, inoltre, le città d’arte e di interesse storico-architettonico (identificate nel Decreto stesso).
Va da sé che il mancato pagamento comporta sanzioni amministrative e in alcuni casi anche penali, sia per i proprietari che per gli ospiti.
L’importo della tassa di soggiorno per le case vacanza varia in base ai singoli Comuni, ai quali è lasciato l’arbitrio di esercitarne la riscossione attraverso il pagamento di una quota fissa o trattenendo una percentuale sul prezzo della prenotazione, sempre entro il limite dei 5 euro per le case vacanze.
Soggetti esenti dal pagamento della tassa di soggiorno
Sono esenti dal pagamento dell’imposta di soggiorno i bambini fino a 12 anni, gli over 65, le persone affette da disabilità o patologie, i residenti nel medesimo Comune e il personale delle forze dell’ordine.
Va infine ricordato come alcuni comuni abbiano deciso di applicare la tassa di soggiorno per appartamenti e strutture ricettive soltanto nei periodi di alta stagione; pertanto, sia viaggiatori che proprietari dovrebbero essere sempre informati correttamente sulla normativa.
Come funziona la tassa di soggiorno? Il calcolo
Abbiamo capito che difficilmente si potrà sfuggire alla tassa di soggiorno. Ma come si fa a calcolare l’importo di detta tassa?
Per calcolare la cifra che, in qualità di proprietario, dovrai far pagare ai tuoi ospiti, sarà sufficiente moltiplicare il numero degli ospiti per il numero di notti per la tariffa comunale corrispondente (che puoi verificare sul sito del tuo municipio o recandoti personalmente negli uffici preposti).
L’ammontare dell’imposta di soggiorno, inoltre, varia anche a seconda del tipo di struttura: per una casa vacanze la cifra sarà chiaramente inferiore rispetto a quella di un hotel a cinque stelle.
Tassa di soggiorno: obblighi e sanzioni per i proprietari
Questo è un punto molto delicato per tutti i proprietari o gestori di strutture extra alberghiere. Infatti, pur essendo l’ospite la figura soggetta all’imposta, il responsabile del pagamento della tassa di soggiorno è proprio il proprietario o gestore della struttura.
Pertanto, sarai tu a dover ottemperare all’obbligo di versare al Comune la quota prevista.
Per i proprietari che non versano al Comune la tassa di soggiorno già pagata dagli ospiti, o che effettuano un versamento parziale, è prevista una sanzione che varia dai 25€ ai 500€.
Tuttavia, ricorda che omettere o falsificare un pagamento nei confronti di un ente pubblico costituisce non solo reato amministrativo ma anche penale. I proprietari che dovessero sottrarsi agli obblighi previsti da questa norma rischierebbero quindi molto di più di una semplice sanzione economica.
Ciò che dovrai fare per agire nella legalità è, innanzitutto, informare adeguatamente i tuoi ospiti circa la voce di spesa in questione, sia che tu trattenga una percentuale dalla loro prenotazione, sia che tu richieda il versamento della somma corrispondente, di solito alla fine del soggiorno. In secondo luogo, sarai tenuto a dichiarare al Comune, ogni mese (entro il giorno 15 del mese successivo) il numero di ospiti che hanno soggiornato presso la tua struttura, il numero totale delle notti, l’imposta dovuta e gli estremi del versamento effettuato, attraverso apposito modulo.
Cosa succede se l’ospite si rifiuta di pagare la tassa di soggiorno
Nel caso in cui l’ospite si rifiutasse di pagare l’importo dovuto, il proprietario non rischierebbe nulla, al contrario dell’ospite che invece rischierebbe la medesima sanzione tra i 25€ ai 500€.
Ricorda che, in circostanze di questo tipo, i visitatori che non vogliono pagare l’imposta di soggiorno dovranno compilare e firmare un apposito modulo previsto dal Comuni e nel quale dovranno assumersi la piena responsabilità del mancato pagamento.
Tassa di soggiorno in Italia: durata e importi
Altra cosa che molti si chiedono è: per quanti giorni si paga la tassa di soggiorno?
La verità è che i vari Comuni decidono in maniera autonoma il numero massimo di giorni per cui la tassa di soggiorno va pagata.
Allo stesso modo, l‘ammontare della tassa di soggiorno varia in base al tipo di struttura (hotel e numero di stelle, struttura extra alberghiera) e alla località.
A Roma, per esempio, il periodo massimo previsto per l’addebito ai visitatori dell’imposta è di 10 giorni, e la cifra oscilla tra 1 euro (per alberghi di una o due stelle) e i 7 euro degli hotel a cinque stelle. Le case vacanze, i B&B e le altre strutture extra alberghiere per affitti brevi richiedono una tassa di soggiorno di 3,50 euro al giorno.
A Milano situazione analoga: la tassa di soggiorno per le strutture extra alberghiere può variare dai 3 ai 4 euro al giorno. Sicuramente tra le città più costose c’è Venezia per quanto riguarda gli hotel, ma per gli appartamenti ad uso turistico il costo è inferiore rispetto a Milano e Roma, si parte infatti da 1,50 euro per arrivare a 3 euro. A Napoli si parte da un minimo di 2 euro al giorno fino a un massimo di 4,50. Tutto il contrario per la città di Matera, invece, che a seguito del boom turistico e culturale del 2019 , ha visto raddoppiare i costi dell’imposta di soggiorno, si va dai 2 euro in su!
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